Aldo Ferrario, Sculture e disegni

Guglielmo Volonterio, 1977
Galleria d’arte Centro Design

La Galleria d’Arte del Centro Design si onora di ospitare la prima “personale” assoluta di un giovane scultore ticinese, Aldo Ferrario, che non temiamo di definire un’autentica “rivelazione” nel mondo artistico elvetico. Ed è proprio della “rivelazione”, a conferma del nostro giudizio assai perentorio, provocare all’arte locale, nella fattispecie nell’ambito della scultura ticinese, quasi un salto qualitativo che, al di là delle risultanze formali, costituisce un’operazione di aggiornamento delle nostre arti figurative, la cui scultura dopo l’uscita dal Novecento italiano arcaicizzante e sensuoso, aveva proceduto su una linea evolutiva tra Marino Marini e Maillol, aprendosi grazie alla penultima generazione, sia alle esperienze popartistiche sia a quelle di tipo astratto-concreto, di genesi naturalista o spazialista.

Con la scultura di Aldo Ferrario si compie prima di tutto un salto ideologico: con lui termina un discorso trascendente e inizia un altro estremamente differente, di tipo fenomenologico. In sostanza, l’essere umano nella scultura di Aldo Ferrario perde la costitutiva unità spirituale e materiale, o meglio la sua struttura omologa e non si riconosce più sulla base delle proporzioni classiche.

L’essere umano di Ferrario è l’”homme morcelé” per dirla con Lacan, la cui destrutturazione deformante è fatta da materiali “naturali” e spuri, da figurali e fantastiche, nel cui sviluppo compenetrante si riflette un altro ben più profondo dramma, quello dello snaturamento e dell’alienazione sia dell’uomo che della natura, per cui l’essere e il suo feticcio si intercambiano, assumendo analoghe sembianze “disumane”.